Il magico Natale.Luci, cene, addobbi, alberi e presepi, tra sensazioni ed emozioni
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15/12/2023Cibo di Frankenstein, alimenti di plastica, diavolerie moderne. Insomma da una ventina di anni a questa parte dagli albori del cibo OGM (Organismi Geneticamente Modificati) in campo cerealicolo, le biotecnologie calcano il proscenio mondiale in tema di produzione, sia agricola che di allevamenti per uso commestibile.
La battaglia ambientalista parte dal presupposto di dover risparmiare l’impatto ambientale sulla produzione di cibo a livello mondiale, infatti sono 17 miliardi le tonnellate di CO2 prodotte annualmente, di cui 57% è dovuto a scorie di origine animale. Dunque sulla scorta di queste poco rassicuranti premesse e per risparmiare l’ambiente del pianeta tanto consunto negli ultimi anni, si è deciso di virare in maniera decisa sui cibi alternativi, ossia riguardo alla possibilità di nutrirsi anche di insetti, limitando tale scelta da parte dell’Unione Europea a soltanto tre tipologie.
Pertanto la rivoluzione gastronomica continua insieme ad altre prospettive, che sembrano riverberi emessi da un film di distopica fantascienza, ma fra qualche anno potrebbe divenire la realtà. Invero proprio sul risparmio di emissioni di anidride carbonica, uno studio alternativo dell’ Università della California ha recentemente affermato come la cosiddetta carne coltivata, inquini da 4 fino anche a 25 volte superiore a quella della carne bovina tradizionale. In sintesi una simile opzione risparmierebbe di sicuro la vita di miliardi di animali ogni anno (forte dunque un’impronta etica sull’argomento) oltre che ci farebbe diventare, in maniera senz’altro eterodossa, tutti pseudo – vegetariani, se un giorno questa pratica dovesse implementare e divenire consuetudine alimentare, ma non elide i dubbi in proposito.
Ad ogni buon conto come si coltiva la carne cosiddetta sintetica? Ebbene il processo è abbastanza semplice visto che da anni si usano le famose cellule staminali, ovvero quelle cellule “neutre” che produce il corpo dei mammiferi e non solo, cosicché per il tramite di campioni prelevati da animali in salute o da tranci di carne fresca, si da il via ad una riproduzione potenzialmente infinita, che d’altronde non escluderebbe, secondo alcuni scienziati, rischi per la salute umana dagli additivi e dai metalli pesanti in essa presenti.
A tal proposito secondo i pochi eletti che l’hanno assaggiata con diverse modalità di preparazione culinaria, essi de plano affermano che al giudizio delle papille gustative, la carne coltivata risulta indistinguibile da quella ordinaria. Per i puristi si apre invece un fronte acceso; pensiamo anche in casa nostra, al Made in Italy, sarebbe un’ eresia l’opzione sintetica dei consumatori, ma non solo del Bel Paese, la deviazione diciamo hi-tech in effetti, si ripercuoterebbe sulle tante produzioni internazionali che da questo comparto traggono profitto. In verità un assaggio di questo cibo globalizzato già lo abbiamo da tempo, parliamo delle catene fast food; infatti se pensiamo che un semplice sandwich finisce per avere lo stesso gusto sia che lo si assapori negli Stati Uniti od in Estremo Oriente, passando per l’Europa e l’Africa, ciò dovrebbe far riflettere e tanto, l’opinione pubblica mondiale.
Ad ogni buon conto una simile scelta avrebbe ricadute devastanti sul comparto, partendo che le cellule staminali non riguardano precipuamente gli animali classici da macellazione, esse sono presenti anche nei pesci, molluschi et similia. Dunque a conti fatti terminerebbero attività come l’allevamento, la pesca, la rivendita di questi prodotti e chiuderebbero consequenzialmente i battenti milioni di aziende connesse, con un danno socio-economico, ad horas, incalcolabile in termini globali.
Da un lato secondo gli ottimisti o forse meglio speranzosi, si potrebbe oltre come abbiamo testé accennato, ridurre l’impatto ambientale, salvare il pianeta dall’effetto serra prima che questo vada fuori controllo, viepiù centinaia di milioni vite umane dallo spettro atavico della denutrizione.
Veniamo ai “titoli di coda”: Il dibattito attuale è molto complesso, difficile da sintetizzare in poche righe, sicuramente sono delle tematiche le quali non possano essere ignorate ponendole “sotto il tappeto” dell’informazione; del resto la Storia ci insegna che chiunque abbia provato a fermare l’avanzata tecnologica nel corso dei secoli è stato in seguito deriso dai fatti, ma parimenti se si dovesse davvero verificare quello che fino ad ora galleggia in una fase embrionale, urgerebbe ridiscutere tutto il modello economico capitalistico, al di là che ognuno di noi rivedrebbe le proprie abitudini alimentari.
Senza addentrarci nelle polemiche politiche che si sono accese nelle ultime settimane in casa nostra, non ci resta altro che aspettare non tempi biblici senza dubbio, ma nel breve periodo, verificando cosi: il se, il dove ed il quanto, questo nuovo sistema di produzione e consumo diverrà il quotidiano di ognuno di noi.
di Marco Naponiello giornalista