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15/05/2024Il 15 agosto 2012 (Giorno dell’Assunta) , grazie alla giornalista Manuela Orrù, mi trovavo in provincia di Pavia perché avevamo realizzato un documentario sulla mistica Angela Volpini dal titolo Dove posarono i suoi piedi.
Più che un lavoro audiovisivo, era un percorso di speranza e di gioia che mi aveva aiutato a comprendere il nostro “presente”.
Angela Volpini (nata nel 1940) iniziò le sue “frequentazioni” con la Madonna del Bocco (dal luogo in cui apparve per la prima volta) il 4 giugno 1947 presso il piccolo paese montano di Casanova Staffora (Voghera) nell’Oltrepò Pavese. Il messaggio che la Madre le comunicò fu: -Sono venuta per insegnarvi la via della felicità sulla Terra – Un messaggio incredibile, modernissimo che racchiude in se tutta l’essenza della “buona novella”, un’idea che doveva essere raccontata per immagini.
Angela, da quel 4 giugno fu “a colloquio” con la Madre per altre 80 volte traendone costrutti fondamentali per vivere con gioia e che sono: Amore e Creatività. Idee che divennero la base del Centro di dialogo e incontro Nova Cana luogo in cui molti giovani (dall’inizio degli anni ’60) animarono una vera rivoluzione grazie alla consapevolezza di essere liberi, Creare ed essere Felici su questa Terra.
A Casanova Staffora arrivò il Mondo (le cronache riportano sino a 300 mila persone al giorno durante il periodo delle apparizioni), persino Pier Paolo Pasolini volle approfondire la modernità della Madonna del Bocco per Il Vangelo Secondo Matteo e per questo conobbe sia Angela che il venerabile Frate Ave Maria (figura cui studio da anni un documentario).
Intellettuali, vescovi, cardinali (soprattutto del Sud America) vollero conoscere il messaggio della Felicità sulla Terra pronti a riportare le tesi più moderne e umane ai tavoli del Concilio Vaticano II (1962-1965). Fu quello un periodo in cui il cattolicesimo uscì dalle chiese e iniziò a parlare nelle strade senza la presunzione di voler giudicare quelli che all’epoca erano definiti “gli esclusi”; è del 1965 la nascita del Gruppo Abele voluto da Don Ciotti, la Comunità di Capodarco nasce nel 1966. E’ anche grazie a quella spinta, a quei giovani, a quei preti di frontiera, a quelle comunità “attive” e di ispirazione Cristiana che nasce il ’68 minore, un movimento poco conosciuto che proverò a raccontarvi in questo articolo.
Se il ’68 come movimento “tout-court” ha infiammato società, costumi, cultura e ci ha resi (all’apparenza) più liberi e incasinati, il ’68 minore serpeggia ancora tra tutti noi, è una fiammella che aspetta di essere alimentata e che ha gettato le fondamenta per l’obiezione di coscienza, il volontariato, il dopo di noi, l’agricoltura sociale, le comunità interattive e non assistenziali dedicandosi a quella grande risorsa che va sotto il nome di Terzo Settore, dalla famigerata legge 104 del 1992. (https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_5_febbraio_1992,_n._104) ad oggi.
Io sono personalmente convinto che il ’68 minore nasca proprio da quell’idea di essere felici, di fare qualcosa per il Bene, da quei cenacoli ricchi di artisti, liberi pensatori, preti di frontiera, medici, ingegnanti, educatori, persone comuni, poveri, disabili, studenti che volevano comprendere un messaggio più ampio: non solo quello delle lotte armate, della pace psichedelica, della passione di Cristo e degli uomini, ma quello della Resurrezione e dell’Amore per il prossimo. Solo chi cade può risorgere, è scritto e allora sono tante le cadute che hanno portato a farci capire quello che sto scrivendo.
Il ’68 minore ci ha insegnato che credere nell’altro vuol dire credere in stessi. Come si può essere accolti se non sappiamo accogliere gli altri? Il seme era stato piantato, si poteva essere felici e in tanti scoprimmo che la gioia più grande per noi Creature (e figli di un Creatore) era Creare (lo ripeto).
Per creare il Bene però avremmo dovuto comprendere la nostra maternità in ogni espressione di questa Vita terrena. Beh … Inutile storcere il naso perché il concetto di trovare il femminino nel Padre, di comprendere la maternità di tutti gli Esseri Viventi è stata certificato da papa Luciani (Giovanni Paolo I) che durante l’Angelus del 10 settembre 1978 esaltò e stupì il cristianesimo pronunciando la frase -(Dio) E’ papà; più ancora è madre.- (rivedete il film Il sorriso di Dio di Giorgio Capitani con un ispiratissimo Neri Marcoré).
Ad ogni nostra creazione qualcuno sorriderà perché, appunto, creare genera sorrisi, la distruzione, invece, genera soltanto lacrime.
Essere Madre, dare la vita, amare il prossimo superando gli egoismi ci condurrà da una fredda solitudine dell’Io ad una appagante e totalizzante realtà del Noi che è anche fondamento del pontificato di Papa Francesco.
Tutto questo è stato Rivoluzione e io, piccolo regista di provincia, ho avuto la fortuna di essere amico di alcuni degli interpreti di quella stagione che vi sto descrivendo.
Il 15 agosto del 2012 (era da qui che siamo partiti), durante la proiezione del documentario su Angela Volpini, infatti, incrociai più volte lo sguardo di un uomo anziano, curioso, vestito con camicia mal stirata, giacca di terza mano in pieno stile “Porta Portese”, pantaloni neri larghi, radi capelli scarmigliati sulla testa che terminavano con ampi “scopettoni” di peli ai lati del viso che lo rendevano sosia al commissario Basettoni di Topolinia.
Mi guardava con un sorriso sornione che nasceva in un viso tondo marcato da sopracciglia folte e spettinate. Portava il Manifesto nella tasca sinistra, l’Avvenire nella destra. Fece un intervento dopo il mio film, - Bravo. Hai fatto un film fortissimo ed è ancora più bello perché sei un giovane regista. Ogni giovane dovrebbe impegnarsi per fare cose del genere.
Bravissimo! - Ero confuso ma soddisfatto, quell’uomo era in realtà un sacerdote come non ne avevo mai visti prima, progressista e moderno: Don Franco Monterubbianesi (oggi sognatore 93enne) . Alla fine della giornata mi disse: -Vorrei che tu raccontassi la mia storia e quella della comunità di Capodarco in uno o più documentari.- Ebbi la netta sensazione di aver parlato con la Storia. Il primo documentario di questo decennale sodalizio potrete trovarlo al seguente link.
(Capodarco e i giovani: prima del futuro è disponibile al seguente link https://youtu.be/g9s5LGy6-IE )
Fu grazie a quell’incontro che mi affacciai definitivamente su quel ’68 minore, una rivoluzione sociale che sto cercando di raccontarvi e che documenterò ancora in un altro lavoro audiovisivo. Qualche settimana fa ho vissuto una giornata intensa dove ha preso forma il terzo dei lavori che si intitolerà Il 68 minore. La voce degli esclusi e verrà prodotto dallo studio legale Vaccinelli con l’organizzazione della nostra Ets Cinema Sociale99, la Fondazione Don Franco e i giovani e la mia regia.
Le prime riprese del nuovo lavoro le abbiamo realizzate in una giornata speciale: il 22 aprile 2024 cioè 50 anni dopo l’ingresso dei primi obiettori di coscienza presso la struttura di Capodarco sita in via Lungro a Roma.
Vorrei però fare un passo indietro: il 15 dicembre 1972 il Senato della Repubblica, con Legge 772 - nota anche dal nome del suo promotore e relatore come Legge Marcora – riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza anche per i giovani di leva del nostro Paese. Con detta Legge agli obiettori veniva consentito di svolgere un servizio civile sostitutivo di quello militare, seppure di maggiore durata (8 mesi in più). Si poneva così fine a quel lungo contenzioso che - iniziato nell’immediato dopoguerra con l’obiezione di Pietro Pinna, discepolo di Aldo Capitini - sarebbe poi continuato, tra alti e bassi, anche negli anni successivi. Il 22 aprile 2024, a 50 anni di distanza, molti obiettori sono tornati dove avevano iniziato “una nuova vita” presso la Comunità di Capodarco (oggi Appia riabilitazione Capodarco) infiammando ricordi e speranze per un presente ed un futuro al servizio dell’assistenza.
Intervisto lo psicologo Davide Baldin presente allora come oggi, - Gli obiettori chiedevano di poter svolgere il loro servizio civile solo ed esclusivamente nel settore dell’assistenza. La situazione si sbloccò allorché si trovarono finalmente Enti disposti ad accoglierci. Tra questi ci furono la Comunità di Capodarco a Roma, il Patronato Ital di Vicenza, l’Istituto psichiatrico di Franco Basaglia a Trieste , l’Opera don Calabria a Verona, il gruppo Abele a Torino, il gruppo di Ivrea, da cui sarebbe poi nata la Mensa dei Bambini proletari di Napoli.-
A suo fianco il pescarese dottor Mario Lizza gli fa eco, -Il 22 aprile 1974 raggiunsi con altri 30 obiettori la comunità di Capodarco in via Lungro a Roma. Ero già medico da alcuni anni e lavoravo, specialista, in ematologia: questo mi ha creato enormi problemi in famiglia, mio padre deceduto da poco tempo, mia madre rimasta vedova, uno stipendio già sicuro e tutti credevano fossi diventato matto a dedicarmi ai disabili ma… dovevo partire. Arrivai a Capodarco per 30 giorni di formazione e per assistere alcuni ospiti. Dopo alcuni mesi raggiunsi gli obiettori in servizio presso il manicomio di Trieste già aperto da Franco Basaglia e grazie a tutte le esperienze nate da allora decisi che la mia strada doveva essere la medicina sociale.-
Un servizio Rai ricorda quel giorno e il “sacrificio fecondo” degli anni passati ad aiutare il prossimo per migliorare la società rendono ancora oggi forti, belli, giovani, animati, coraggiosi quei ragazzi degli anni ’70 che –oggi- con saggezza ed entusiasmo hanno tanta voglia di raccontarsi.
Quel che avvenne il 22 aprile 1974 presso i cancelli di via Lungro per molti di loro rappresentò uno sliding doors che li ha condotti a costruire un futuro “sociale” e umano grazie all’assistenza attiva. Oltre a Davide Baldin e Mario Lizza davanti la mia telecamera c’erano i “giovani” Franco Rigosi ingegnere chimico di Mestre, Edoardo Petrone ingegnere sanitario di Napoli, l’ex sindaco Mariano Cattrini di Domodossola, Luciano Volpato di Padova operatore sociale e Alberto Servadeo un libero pensatore. https://www.youtube.com/watch?v=JX9jSs0LSL8 (video Rai)
-Sono questi i ragazzi che hanno reso migliore l’Italia.- sottolinea l’ex parlamentare Augusto Battaglia ad una platea attenta e accorata.
-Eravamo giovani e avremmo fatto qualsiasi cosa pur di aiutare con coscienza e impegno. Quello che oggi è il terzo settore all’epoca non veniva aiutato e la nostra gioventù ha gettato le basi per esaltare un progetto unico che ci ha resi uomini migliori.- Confessa Edoardo Petrone ai giovani del 2024 in una Comunità gremita come nel 1974. – Antimilitarismo e Assistenza, questo era il loro motto del ’68 minore che nasceva nelle comunità, grazie a medici, insegnanti, sacerdoti.
Un progetto di progresso che parlava a tutti, che era “la voce degli esclusi” che proprio a Capodarco hanno lottato per far trionfare l’idea di una società in cui tutti potessero essere protagonisti. La giornata del 22 aprile 2024 è stata, quindi, un traguardo storico celebrato alla presenza di numerose personalità del mondo del volontariato, delle istituzioni e di Anteo Impresa Cooperativa Sociale, attuale gestore di Appia Riabilitazione Capodarco e del CESC Project, partner dell'evento.
Uno dei punti fondamentali di questa giornata e del mio nuovo documentario sono ancora le battaglie del mio amico sacerdote Don Franco Moterubbianesi, fondatore della Comunità ed esempio per tante generazioni di giovani, – Non possiamo e non dobbiamo fermarci, bisogna seguire l’idea dell’amore e continuare a creare la società del Noi.
Aprirsi alla comunicazione, mostrare le nostre battaglie e dire a tutti che fare sociale è bello.- conclude vibrante e sicuro il sacerdote fermano che a maggio compirà 93 anni ma che sogna un’eredità “sociale” che sembra -sopita ma non spenta e che dovrebbe essere alimentata anche grazie ai social.-
Cosa resta quindi dell’obiezione di coscienza oggi? A rispondere al quesito un’intervista fatta a Gabriele, uno dei ragazzi che vive in comunità da anni, - Resta la vita che non può essere vissuta da sola e restano quelle mani tremanti di noi piccoli che hanno raccolto e si sono fidate di quel cuore lanciato (oltre l’ostacolo) dai giganti che per la prima volta hanno compreso che amare era più semplice e produttivo di fare la guerra.-
Ecco vi ho un po' raccontato di come un primo incontro (quello del 15 agosto 2012) ha fatto nascere altro e come oggi anche io mi senta parte della Storia e responsabile di doverla trasferire alle nuove generazioni. Noi tutti saremo parte della Storia (il vero Gigante) se solo riuscissimo ad accogliere progetti, idee e desideri, se solo riuscissimo a capire che non siamo soli.
Infine, ricordatevi che, le vostre idee sono figlie ribelli e voi che siete soprattutto “Madre” dovrete combattere per metterle al mondo e farle crescere. Una volta piantati i vostri semi, statene certi, germoglierà la Felicità.
di Luca Guardabascio regista