Cos’è l’Armocromia e quali sono i suoi vantaggi?.I consigli di una image consultant e personal shopper
15/12/2023Jannik Sinner terzo in classifica. E’ nella storia del tennis
26/02/2024Ho conosciuto Franz Kafka nella decadente Praga che ho chiamato per tutta la mia vita “camera”. Mi venne incontro con la sua proverbiale delicatezza e timidezza: avevo quindici anni e pochi amici, ai quali compensavo con i libri stipati, nella libreria di mio nonno,che mi aveva lasciato in eredità.
Il signor Kafka si fece dapprima scoprire nei libri di letteratura, dove risaltava come autore horror. Durante le ore di Italiano, seguite distrattamente nel Liceo Classico Enrico Perito di Eboli, leggevo l’incipit de “La Metamorfosi” e mi rivedevo morbosamente nella tristezza di Gregor Samsa. Un uomo solo, la cui abitudinaria vita cambia all’improvviso a causa di un destino beffardo, costretto così a ripagare per un non ben noto peccato, le angherie della famiglia e della società che lo schiacciavano inerme. Come mai era riuscita una ragazza della mia età, me ne innamorai.
A quei pochi amici, che con coraggio sopportavano le mie digressioni logorroiche, iniziai a presentare quell’ autore così simile a me, quasi a volermene appropriare il diritto di un rapporto stretto, ancor più profondo di quello condiviso con Max Brod, eppure io e Franz non eravamo altro che conoscenti.
Ricordo ancora con piacere il giorno in cui, durante un mercatino di libri, trovai la raccolta di tutti i racconti del boemo e, preso dalla felicità che solitamente contraddistingue un quindicenne, barattai tutti i miei libri preferiti per averlo. Da lì inizio la mia lettura, e così la mia personale metamorfosi: lessi avidamente ogni racconto, mi interrogai su ogni termine e più andavo avanti più non ne avevo abbastanza. Volevo conoscerlo e renderlo il mio confidente, sicuro che solo una figura come lui avrebbe potuto capirmi davvero.
Ma più continuavo il mio rapporto con Franz Kafka, più capivo di non conoscerlo a fondo. Perciò interrogai i professori, chiesi disperatamente una lezione sul mio nuovo amico, e rimasi così inascoltato: il programma ministeriale, fatto dei soliti ammirabilissimi autori, non lasciava spazio al povero Franz.
Chi mi permise di prendere perlomeno un caffè con lui fu Luca Guardabascio. Il signor K per eccellenza, che durante il Covid organizzò un Pon nella mia scuola a cui, sempre distrattamente, partecipai. Conoscendolo per sentito dire come autore, volevo semplicemente imparare da lui qualche nozione sulla scrittura, e come solo Kafka era riuscito a fare mi travolse totalmente nel progetto e ne divenni così uno dei principali motori.
Finalmente un esperto del proprio campo veniva nelle scuole ad insegnare la propria materia, con un entusiasmo che nessun professore era più solito avere. Kafka rimase lì, in attesa, finché Luca non mi propose di dare una mano per uno spettacolo interamente dedicato al gentile boemo: risentii quindi il richiamo di Franz, pronto finalmente ad aprirsi con me.
Nacque contemporaneamente all’ETS Cinema Sociale99, di cui oggi sono l’orgoglioso e sbadato presidente diciannovenne, e la mia camera oggi non è più ad Eboli, ma a Roma. Sono diventato uno studente fuorisede, e ancora oggi porto sotto braccio quella raccolta dei racconti di Kafka, custodita gelosamente e che oggi, tra una lezione di Antropologia e Storia Medievale, rileggo con lo stesso interesse.
Kafka, forse, non si aspettava neanche che un giorno avrebbe salvato la mia vita dalla noia tipica dell’adolescenza, e credo sarebbe felice nel sapere che oggi, ha ispirato ragazzi anche più piccoli di me: quando portammo lo spettacolo al teatro Giuffré a Battipaglia, la sala al mattino era gremita di scolaresche interessate alla magistrale interpretazione di Fabio Mazzari, il dolce nonno di Cinema Sociale99.
Tutto ciò è stato possibile grazie a lui, che non avrebbe neanche voluto vedere le proprie opere pubblicate, timido com’era. Per questo invito i dirigenti scolastici delle scuole, i professori e soprattutto i ragazzi di parlare e chiedere a e di Franz Kafka, autore così influente anche nelle opere pop come i manga giapponesi e che ancora oggi riesce a stupire ed ammaliare con la sua scrittura simbolista, con le sue inquietudini e con il suo garbo che, sommessamente, richiede di essere riscoperto.
Noi del direttivo di Cinema Sociale99 abbiamo offerto le parole di Kafka in più parti d’Italia: Battipaglia, Reggio Emilia, Bologna, Palermo e ancora altre date ci aspettano. Perché Kafka, quel mio vecchio amico, è un tesoro della Letteratura dedicato a chi, con sensibilità e curiosità, si presta ad ascoltarlo.
Kafka è cultura, è la nostra paura di essere giudicati ed è soprattutto quella creatura metà agnello e metà gatto che descrive nel breve racconto “Un Incrocio”, la cui stranezza ci affascina e ci intenerisce. Lasciatevi dunque prendere da Franz Kafka, per il tempo di un caffè, nelle aule e nei vostri salotti, tra i banchi e seduti comodamente alla vostra scrivania, e scoprirete un amico sincero che chiede solo di essere riscoperto.
Così come ha fatto Luca Guardabascio, reinterpretando nella Trilogia Moderna le sue parole, così come Gerardina, che ha immaginato le scenografie e inventate a costo zero, così come Fabio che gli ha ridato voce. Così come me, che nella mia decadente Praga che ho chiamato per tutta la mia vita “camera”, ancora ringrazio Cinema Sociale99 per la possibilità di parlarne a più persone possibili, come Rotpeter dinanzi ai dotti dell’Accademia, per avermi fatto scoprire di non essere solo, ma di avere un amico boemo: il mio amato amico Franz Kafka.
di Dario Amaltea Presidente di Cinema Sociale99