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26/07/2023Ho trascorso 6 settimane in Congo, nella città di Lubumbashi e me ne sono innamorato. Sono stato contattato dal presidente del College L’Harmattan, David Kalala, un filantropo che costruisce scuole per garantire futuro e conoscenza ai ragazzi del suo paese . Monsieur Kalala mi ha offerto una classe di Educazione all’Immagine e nello specifico di Cinema e Pedagogia, discipline per cui noi di Cinema Sociale99 ci battiamo da anni. Dal 28 febbraio all’8 aprile, ogni giorno dal lunedì al venerdì, ho incontrato 312 studenti e mi sono inserito tra i loro sguardi e le loro speranze, ho compreso che molti di loro avevano un grande talento che nessuno riusciva a comprendere. A Lubumbashi è difficile persino avere un foglio da disegno tanto che bisogna fare una richiesta una settimana prima per poterne avere uno.
I ragazzi tra mozziconi di matite e colori consumati hanno fatto il possibile stupendo tutti con disegni meravigliosi e con la grande creatività che hanno portato in dote. Con le telecamere in nostro possesso, in una zona in cui avere un telefonino è un lusso per pochi, i miei giovani studenti hanno seguito un corso che partiva dai Lumiere (1895) e arrivava ai Social (2023). E’ stata un’emozione incredibile sentirli ridere nel vedere una comica di Charlot o un film di Stanlio e Ollio a circa 100 anni dalla loro realizzazione ma è stato incredibile vederli tutti su un vero set per cimentarsi in opere cinematografiche.
Con i miei studenti, infatti, siamo passati presto dalla teoria alla pratica creando storie o descrivendo la realtà che ci circondava. Quello che vorrei fare in questo articolo è mostrarvi qualcosa di importante attraverso degli scatti che abbiamo realizzato in Congo a cui ho aggiunto poche didascalie. Sono sicuro che, in questo modo, lo strano articolo che state leggendo (con foto spesso colorate dagli stessi ragazzi) , avrà un appeal maggiore.
Con il direttore David Kalala e i 312 studenti del College L’Harmattan di Lubumbashi
1) La prima foto è tratta dal cortometraggio Eliane et Nicodeme. La plus belle robe. Racconta la storia di due ragazzi e di un vestitino giallo che li farà innamorare. Eravamo sul set e la mia assistente della settimana, la bravissima Blessing , mi chiede,: –Monsieur Luca una donna può avere la telecamera in mano per filmare?– -Sicuro!- Le dico io.- -Davvero? I maschi non ci fanno mai fare nulla. –
-Ecco la telecamera Blessing.- e lei la prende come se fosse un bambino, -La cosa più bella e’ essere liberi.– concludo. Blessing ha filmato alcune scene e poi mi ha detto,: –Monsieur Luca io con la telecamera in mano mi sono sentita di aver fatto qualcosa di mio per la prima volta. Era il mio occhio, giusto?-
-Si ,tu sei stata libera di creare. Creare la tue inquadrature.-
Gli occhiali di Blessing si sono appannati e ha pianto di gioia, poi mi ha abbracciato e tutti hanno applaudito la prima donna regista del College L’Harmattan. Questa è una delle inquadrature realizzate da Blessing.
2)In città piove ogni pomeriggio ma e’ primavera anche in Congo. Ogni santo giorno della mia trasferta ho incontrato questa signora seduta su una sedia traballante davanti una porta sempre chiusa. -Quella è Matilda (nome di fantasia)… una prostituta angolana venuta qui 15 anni fa.
Matilda doveva sposarsi ma e’ stata violentata alcuni giorni prima del matrimonio e il marito l’ha rifiutata. Ora vende il suo corpo per sopravvivere e mantenersi in quella che doveva essere la sua casa. Il suo corpo lo da per pochi franchi e va a fare “sesso” dietro l’abitazione dove ci sono le capre e le galline per non violare quello che doveva essere il suo nido d’amore.
Nessuno guarda il suo volto, i suoi occhi tanto che ormai sembra far parte della città come una colonna antica. Nessuno sa, nessuno vede ma tutti conoscono la sua storia e, molti, troppi, hanno conosciuto il suo corpo. – Mi racconta una ragazza di origini angolane a sua volta. – Potrebbe succedere anche a noi. Per questo vogliamo studiare, sapere e conoscere il Mondo prima di sposare il primo che ci dice: Ti amo.-
3) Sedici ore al giorno sotto il sole e la pioggia per custodire i pochi mattoni che serviranno per costruire la cuccia di un cane o un basso muretto da barbecue in una casa da ricchi .
E’ la storia di Didier che non si lamenta mai perché guadagna 25 dollari al mese. -Non hai un giorno di riposo?- Gli domando. -Perche’?- Mi risponde. – La domenica lavoro solo la mattina per raccogliere la plastica .Vorrei andare a messa ma devo lavorare. Ho molti figli e padre e madre a casa. Mi riposerò il giorno di Pasqua.- Didier non mi ha mai guardato in viso durante tutta la conversazione.
Può avere al massimo 35 anni e, gli occhi rovinati dal sole, presto si appanneranno con un velo di cataratta. Ha la fronte segnata dalla fatica, le mani rotte e callose ma ne ha alzato una in segno di saluto, poi l’ ha portata sul cuore prima di risalire sul camion del suo padrone e mi ha detto,: -Finchè ci sarà lavoro, sopravviverò.-
4) Stanley ha 16 anni, vive per strada e pulisce le scarpe ai passanti per 1000 franchi 0,48 dollari. Vedendo il telefonino mi ha chiesto di fargli una foto e poi nel vederla ha detto,: – Malgrado stia diventando vecchio, tu credi io sia un bel ragazzo che troverà una moglie visto che mi piace tanto lavorare. ?-Mi ha confidato che alla sua futura sposa potrà portare in dote solo pochi dollari e una collana appartenuta a sua madre. Io ho detto che quello che porterà sarà l’amore .
Ha risposto che molte donne credono non possa esistere amore senza soldi. Ad un angolo c’era una ragazza con i capelli a treccine che ci stava guardando. Stanley le ha sorriso e lei ha ricambiato. -Questo ragazzo si chiama Stanley e sa amare.- Le ho detto. La ragazza si è avvicinata lasciando indietro le sue amiche,: -Io mi chiamo Hope (Speranza).- Ha risposto. I due ragazzi erano accaldati, forse emozionati e sono andati a bere qualcosa insieme. Il proprietario del bar mi conosce, non li farà pagare. Quando sono uscito dalla chiesa Stanley e Hope erano ancora seduti a ridere e scherzare.
5) Un giorno le mamme di alcuni ragazzi sono venute a salutarmi in abiti tradizionali. Due giorni fa avevo dato a Gomes (12 anni) un album dell’ uomo Ragno in italiano e gli ho chiesto di farci qualcosa. Ousmane, sua madre, (la seconda da destra) mi ha detto che suo figlio ieri ha disegnato Spider Man intento a stringere la mano a Mr. Congo ( impersonificazione a fumetti di uno Stato) mentre le Blanche (io, il Bianco) restavo sullo sfondo.
A corredo del disegno Gomes ci ha scritto -Da grande realizzerò fumetti perché anche disegnare può essere un bel lavoro – Ousmane lo ha abbracciato e gli ha preparato del thè con due biscotti (della domenica) perché lo ha visto felice sicuro del suo futuro.
6) La signora Diademe e’ in strada dalle 4.30 di questa mattina. Ogni 6 pannocchie vendute può comprare un panino al chiosco vicino per sfamare i suoi 8 figli. Noi ne abbiamo comprate 20 perché lei non ha voluto vendercene di più,: -Non sarebbe onesto– , ci ha detto.
-Non ne avete bisogno. Io faccio il mio lavoro e la mia roba deve essere mangiata con gusto!- La signora Diademe,infine, mi ha detto che potevo prendere la sua immagine in figura intera ma non in volto perché altrimenti sarebbe saltata fuori la sua anima per restare imprigionata in una foto e lei, mi ha confessato, non può dare la sua anima ad una fotografia perché la deve ai suoi 8 figli. Diademe e’ una grande donna e una madre incredibile.
7) Questa ultima foto (un po’ una locandina) mi sta particolarmente a cuore perché fotografa i ragazzi dell’infanzia. A corredo ci avevo scritto: Cercare un nuovo mondo e’ il coraggio di aprire se stessi alla vita.
Spesso non si fugge per paura ma per coraggio ed ogni uomo dovrebbe cercare la via migliore per costruire un solido ponte di bene che unisca presente e futuro. Noi siamo il mattone del presente e possiamo SCEGLIERE , creare il DOMANI con coraggio o aspettare l’oblio intriso di paure e fughe da fermo. Io non mi fermo perché io sono il PRESENTE e sulle mie spalle porto un pezzo di FUTURO. A queste parole ci ho sempre creduto.
Sono partito per Lubumbashi pieno di sogni e di speranze, volevo trasferire un messaggio di bene ma sono stato io a cambiare sul serio.
Ho compresso, infatti, che il processo di sviluppo culturale deve portare ad una consapevolezza dei propri mezzi, dei propri talenti e insinuarsi in quei settori poco sviluppati dalle popolazioni locali come l’audiovisivo, l’arte, la musica, la letteratura ma anche la moda e la comunicazione che potrebbero condurre alcune zone del mondo ad uno sviluppo sociale e turistico.
L’uso che abbiamo fatto dei mezzi di comunicazione presso il College L’Harmattan è stato fondamentale per i ragazzi di un’età compresa tra i 9 e 17 anni e loro si sono fidati dell’uomo bianco perché la mia missione è stata quella di portare cultura, donare in maniera costante e sincera.
Le lezioni presso il College l’Harmattan sono state fondamentali e la linea per molti ragazzi adesso è tracciata. Questi ragazzi e ragazze hanno acquisito in poche settimane gli strumenti per poter comprendere in che direzione può essere incanalato il proprio talento.
Grazie all’uso dei media, dei social e della comunicazione in genere ho capito che ci troviamo di fronte ad un nuovo sviluppo antropologico, sta a noi riuscire ad indirizzare i popoli all’esatto uso di questi strumenti.
Con la mia associazione Cinema Sociale99 ETS siamo convinti che la coscienza passi proprio da questo tipo di educazione ma bisogna avere la possibilità di poter trasferire tutta la conoscenza mediale ed informatica partendo dalle scuole.
Siamo infatti convinti che grazie alla comunicazione alcune popolazioni possano avere maggiore coscienza di se, dei propri mezzi e utilizzare passato e presente come solide basi per dialogare con il futuro canalizzando il proprio talento.
Noi non possiamo dire ad un popolo come agire ma una volta forniti gli strumenti dobbiamo farli lavorare. Intrattenere, Educare e Formare sono imperativi atti a creare nuove esperienze di sviluppo.
L’Africa può e deve raccontare sé stessa al mondo. La buona pedagogia passa dal desiderio che questi popoli hanno di apprendere.
Globalizzare un paese equivale a neutralizzare le sue straordinarietà, le sue peculiarità, il suo precedente modo di vita e queste sono le stesse radici su cui è stato fondato il colonialismo. L’uso che oggi si fa della tecnologia per convincere a creare falsi miti e false informazioni è quello che Bob Geldof raccontò alla vigilia del primo Live Aid: “Il danno non è aiutare a comprendere gli strumenti di progresso e benessere, è far credere che sia facile arrivare a modernizzare fornendo regali che produrranno presto bisogni.”
In alcune regioni dell’Africa ho visto un popolo felice e sano, ben disposto all’utilizzo della comunicazione per creare bene. Non sono arrivato in Congo con la presunzione di imporre delle regole ma mi sono sottomesso al loro talento con attenzione e senso critico fornendo gli strumenti giusti per stimolare la maiuetica.
Il danno che spesso fanno i popoli più tecnologicamente avanzati è imporre quelle linee in maniera subdola come fa il soft-power cinese anche se è proprio un proverbio cinese che dice : “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Chi insegna gli uomini a pescare vince sempre.” Ora i miei studenti sanno cosa vuol dire pescare l’idea giusta e comunicarla nel modo migliore.
Una donna cammina per strada incurante dell’acqua e del fango.
Di Luca Guardabascio (fondatore Cinema Sociale99)