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23/10/2023Il quindicesimo vertice dei paesi Brics di Johannesburg ha visto l’invito a partecipare all’interno dell’organizzazione nuovi membri che entreranno ufficialmente a partire dal gennaio del 2024
E’ stato il quindicesimo vertice dei Brics, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica nel quale si è discusso in merito all’adesione di nuovi stati come Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Un vero e proprio allargamento verso il Global South. Questo testimonia la volontà di delineare un nuovo ordine mondiale molto più frammentato verso una forma di multipolarismo, lasciando l’unilateralismo liberale statunitense.
Se prima, la spina dorsale per Washington era rappresentata da Pechino, adesso sono un blocco di paesi del sud che potrebbero avere la rivalsa. Molti studiosi hanno considerato il ruolo della Cina come potenza revisionista più in ambito economico e commerciale, piuttosto che militare e politico.
Difatti, secondo alcuni analisti quello cinese è, per l’appunto, un revisionismo con bassa propensione al rischio perché non va ad intaccare l’ambito strategico-militare.
Senz’altro, con il potenziale di influenza dei Brics che hanno allargato la famiglia a stati importanti del Medio-Oriente è un segnale che si sta andando verso un nuovo modello di internazionalismo, dove l’ago della bilancia sposta l’equilibrio di potere verso alcune zone del globo piuttosto che altre.
Il formato Brics è un’opportunità unica per quelle nazioni che fanno parte di “continenti esclusi” dalla governance globale capeggiata dall’Occidente.
Il punto in comune è proprio il sentimento di entrare in un’unica grande famiglia con paesi che hanno ognuno un peso economico diverso o, delle volte, in competizione come la Cina e l’India. Indubbiamente, questo summit rappresenta una “vincita” per il colosso cinese che è stato il fautore di questo allargamento già nello scorso 2022.
Sia Pechino che Mosca hanno voluto dimostrare quanto possa essere ampio il consenso internazionale nei loro confronti, rispetto alla propaganda che viene mossa dagli Stati Uniti.
I sei paesi futuri membri ufficiali a partire dal prossimo anno hanno tutti forti legami con la Cina. Si pensa al viaggio di Xi Jinping in Arabia Saudita dove ha incontrato paesi arabi e del Golfo in virtù di un legame rafforzato col Medio-Oriente.
Si pensi anche all’Iran o all’Etiopia dove Pechino si è posto come paese mediatore per canali diplomatici. Alla luce di ciò, i Brics hanno tutte le carte per poter sfidare l’Occidente in termini economici, militari e di strategia minando all’idea di quell’ordine internazionale liberale esistente.
In questo clima antioccidentale, in merito alla posizione dell’Unione europea come organismo sui generis, il nuovo blocco dei Brics può essere visto come un processo di regionalizzazione più ampio che può compromettere il lavoro che Bruxelles sta svolgendo in merito alla delineazione di uno sviluppo di un potenza in ascesa o semplicemente di paladino di un nuovo modo di integrazione.
L’implicazione più importante è correlata a fattori identitari, ossia il riferimento al multilateralismo, principio cardine dell’UE sancito nell’art. 21 del TUE. La logica di fondo a questa concezione è l’importanza della cooperazione multilaterale di una potenza civile che fa della diplomazia e dell’integrazione i suoi cardini principali. L’obiettivo non è il gioco della politica di potenza per stabilire un nuovo equilibrio, bensì di un lavoro condiviso.
In aggiunta, il secondo problema di questo enlargement, come quello europeo verso l’Est, riguarda la loro importanza dal punto di vista della transizione strategica: un’area ricca di risorse naturali e, inoltre, di non poco conto è non avere il peso del passato coloniale come il Vecchio continente. In relazione all’essere condizionabili o meno, questi paesi sono molto più vicini ideologicamente a stati come la Russia o la Cina piuttosto che l’Europa.
Siglare accordi con Bruxelles vuol dire aderire e rispettare tutta una serie di vincoli istituzionali e valoriali, dal rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, al rule of law e la democrazia. E’ un processo inarrestabile quello della rivisitazione delle istituzioni multilaterali e dell’ordine liberale. Una strada che apre nuovi scenari con più blocchi delineati in macro-regioni che si contrappongono.
di Nicole Giordano vicedirettore