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15/12/2023Lo scorso 24 ottobre si è tenuta presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles la convention dal titolo “Should I stay, should I go? Quale futuro per i giovani del Meridione d’Europa?. Al centro dei dibattiti la problematica della fuga dei cervelli specialmente nell’area meridionale d’Italia.
Il fenomeno dell’immigrazione causa ogni anno uno spostamento di migliaia di giovani pronti a lasciare la propria terra per un avvenire migliore. Negli anni 50’ e 60’ del secolo scorso, di norma , era l’italiano medio del Nord che nell’immaginario collettivo partiva con la classica valigia di cartone per lasciare il proprio paese. Nel dibattito di oggi, il problema migratorio spesso è circoscritto all’area comunitaria, ossia uno spostamento di migliaia di persone all’interno del territorio prettamente europeo.
Negli anni del secondo dopoguerra per esigenza di manodopera migravano persone law skilled provenienti dal settore agricolo. Oggi si assiste ad un esodo di massa di giovani high skilled.
Dopo più di un secolo di sviluppo economico e sociale le differenze tra l’Italia Settentrionale e la sua parte Meridionale sembrano persistere ancora. Si allarga la forbice del divario economico, tecnologico, industriale e sociale. Non bisogna concentrarsi solo ed esclusivamente su quanti giovani ogni anno abbandonano la propria città d’origine.
La chiave di lettura deve essere allargata alle radici di questo fenomeno, sul perché accade e cosa si può fare per evitare che accada. Pertanto, per analizzare il fenomeno più da vicino e cercare di creare un ponte tra l’Unione Europea e i giovani del meridione, l’europarlamentare Piernicola Pedicini ha organizzato questa convention per rispondere alle problematiche di moltissimi giovani e raccogliere le loro istanze e portarle ai tavoli delle trattative.
In un’intervista lo stesso Pedicini ha dichiarato: “Una giornata dedicata al Mezzogiorno d’Italia che ha bisogno di risposte non soltanto in Italia, ma in Europa. Il sud rimane l’area più difficile, di ritardo nello sviluppo socio-economico” – e ha continuato soffermandosi sui giovani che – “devono essere protagonisti di queste politiche e che molto spesso subiscono le politiche degli Stati nazionali, e dell’Italia nello specifico”. Si rimarca l’importanza dell’incontro vis-à-vis proprio per “raccogliere le istanze al fine di indirizzare meglio la legislazione europea, per un loro maggior impiego e soddisfacimento.
Molto spesso i giovani hanno un obiettivo che non corrisponde alle nostre idee” – e ha aggiunto – “Loro ci hanno parlato di mobilità, di essere in movimento, sono pronti a muoversi e questo è un elemento fondamentale per capire bene cosa dobbiamo fare per loro”. Rivolgendo l’attenzione alle istituzioni europee ha evidenziato che la Commissione europea ha fornito il quadro d’azione generale nel quale bisogna lavorare e come attraverso le loro indicazioni è possibile strutturare al meglio gli aiuti.
I paesi del Nord Europa, ad esempio, adottano politiche mirate per i giovani al fine di incentivarli a restare, quasi un brain to stay. L’eurodeputato Pedicini sottolinea che il problema non è esclusivo italiano, bensì ingloba l’area geografica del Mezzogiorno. “Il responsabile è il governo, spesso espressione di forze territorialiste che hanno difeso soltanto una parte del paese: il Settentrione e al limite il centro, abbandonando il mezzogiorno dal quale hanno estratto le migliori risorse economiche e sociali.
Hanno tirato via il meglio, ossia questi ragazzi costretti ad andare via”. L’europarlamentare ha aggiunto “non è una circostanza casuale, ma voluta per svuotare il mezzogiorno d’Italia per portare queste competenze al nord per mantenere e sviluppare.Questo è il tema da presentare in Europa. Noi siamo cittadini europei che devono sapere che le istituzioni sono dalla loro parte”.
In merito ad un dovere prossimo per il futuro, Piernicola Pedicini conclude “Il mio impegno non è da domani, il mio impegno è da ieri, il mio impegno è da sempre”.
L’impegno europeo è simbolo di vicinanza a quelle realtà locali che il più delle volte percepiscono Bruxelles come un luogo lontano e inarrivabile. Non è così, perché la comunità europea lavora per il benessere di tutti i cittadini e dell’intero popolo europeo. È necessaria la risposta di tutti i comparti: il tramite deve essere il governo che deve aiutare a far crescere questi ambienti per permettere loro di essere anche più “vendibili” all’estero.
L’ambiente universitario e lavorativo si fa sempre più competitivo e quindi è necessario che determinati territori debbano essere coadiuvati in questo lavoro di slancio per le nuove generazioni che possono migliorare lo stile di vita della comunità circostante.
La frammentazione europea in macro-regioni di sviluppo diverse porta ad un’analisi di indicatori chiave sui quali bisogna indirizzare la propria politica e tra questi vi sono: i sistemi burocratici, le infrastrutture, il sistema scolastico, il sistema sanitario, il mercato del lavoro, i tassi di crescita, la stabilità macroeconomica.
I giovani d’oggi sono coloro che portano il peso della crisi finanziaria scoppiata nel 2008 proveniente dagli Stati Uniti e che per via della crescente interdipendenza economica, con le economie nazionali sempre più interconnesse si è propagandata a macchia d’olio in tutto il globo. In uno scenario geopolitico in continuo mutamento con la crescita anche dei BRICS è necessaria una rivoluzione culturale radicale che stravolga il continente capace di rilanciare il ruolo dell’Ue nel campo internazionale. Da qui, è nato il progetto del Next Generation Eu per far convergere i diversi settori, in un contesto di ascolto e di apertura di spazi di dialogo e tavoli di concertazione con i singoli governi nazionali.
di Nicole Giordano vicedirettore